I giovani di oggi appartengono alla generazione delle grandi speranze, del benessere economico e oggi che il periodo culturale, lavorativo, sociale e politico sembra subire una crisi profonda, i giovani sono disarmati di fronte al fallimento e al dolore. I figli sono tristi perché spesso hanno perso la bussola che indica la strada della serenità, perché hanno sogni che oggi non trovano uno spazio per la realizzazione. Ascoltiamo i nostri figli, i loro bisogni profondi, i loro sogni, le loro frustrazioni e delusioni. Non allarmiamoci se vediamo nostro figlio triste perché la tristezza è un sentimento che non deve far paura, ma che deve trovare uno spazio di accoglienza e di ascolto. Non riempiamo il vuoto, il dolore, la tristezza dei nostri figli con oggetti materiali e soprattutto insegniamo con il nostro esempio che non bisogna anestetizzare i sentimenti, anzi bisogna esprimerli, condividerli e soprattutto bisogna “attraversarli”. E non sviluppiamo sensi di colpa eccessivi, perché non esiste una famiglia che non commette errori, ma esiste una famiglia che li riconosce e cerca di rimediare anche con l’aiuto dei professionisti.